Che cos’è il Network Marketing

Negli ultimi anni si fa un gran parlare di Multilevel Marketing e sicuramente almeno una delle nostre conoscenze ci ha proposto di entrare nella propria rete di distributori. Ma di cosa si tratta in realtà?

In buona sostanza, questo sistema da la possibilità ai clienti di un’azienda, di diventare un’appendice produttiva del sistema di marketing. Semplificando al massimo, la persona che ha già provato il prodotto, lo consiglia ad altri, ricevendo una percentuale sulla vendita generata. Nel momento in cui, altre persone aderiscono al modello di business, l’incaricato che li ha introdotti, otterrà ulteriori guadagni. Immediatamente riceverà un premio per la sponsorizzazione e non appena questi nuovi membri cominceranno a fatturare, gli spetterà un’ulteriore percentuale sul volume d’affari prodotto.

In altre parole, le aziende offrono ad un consumatore la possibilità di diventare un rappresentante dell’azienda stessa. Questo è il sistema del network marketing, vendita diretta tramite una rete di distribuzione che, in quasi tutti i casi, è una rete personale più o meno vasta.

La rete si compone, almeno inizialmente, di parenti, amici e conoscenti che apprezzano un certo prodotto che non si trova in commercio. I prezzi il più delle volte non sono propriamente economici. Anche se evita la trafila della catena di distribuzione tradizionale (grossisti e dettaglianti), i costi devono coprire le commissioni dovute alla rete di incaricati, ma la qualità è superiore a quanto si trova nella vendita al dettaglio, altrimenti queste aziende non avrebbero mercato.

Differenze tra Multilevel Marketing e Network Marketing

Sono esattamente la stessa cosa. Il nome originale di questo modello di distribuzione è in effetti Multilevel Marketing, che ci fa capire bene come funziona il sistema: vendita attraverso più livelli di distribuzione. Nel corso degli anni, sono nati come funghi sistemi truffaldini che nascondendosi dietro il modello organizzativo del MLM, proponevano vere e proprie truffe, basate sul mero reclutamento di nuovi investitori, che andavano ad alimentare la piramide finanziaria.

Ecco perché, con il tempo le nuove aziende (legali) hanno deciso di adottare una nuova denominazione per scrollarsi quel marchio d’infamia che si era venuto a creare nell’opinione pubblica; network marketing appunto.

Il network marketing è legale in Italia?

Assolutamente si, purché sussistano determinate condizioni. In primo luogo l’azienda promotrice deve essere autorizzata ad operare nel territorio, aprendo una SRL, ottenendo tutti i permessi dal Ministero del Lavoro e del Ministero della Salute, nel caso di aziende operanti nell’industria degli integratori alimentari.

L’incaricato che vuole aderire, dovrà essere provvisto dall’azienda di una lettera d’incarico e di un tesserino di riconoscimento validato dalla Questura.

A regolare l’attività abbiamo la legge 173/2005, che ha fatto una distinzione tra attività lecite e piramidi finanziarie. Con i paletti introdotti è facilmente individuabile uno Schema Ponzi che si maschera da azienda di network marketing, perciò fate attenzione ai seguenti aspetti:

  • La quota d’ingresso deve avere un costo ragionevole, normalmente partiamo dai 50€ fino ai 500€ per l’acquisto del kit di partenza. Costi superiori sono molto sospetti
  • Il piano marketing deve premiare la vendita. Le gratificazioni maggiori non possono arrivare dal reclutamento di nuovi collaboratori
  • Ci deve essere un bene/servizio da veicolare. In alcuni casi ci troviamo di fronte a prodotti di facciata che servono a mascherare la truffa, perciò facciamo molta attenzione a quello che ci viene proposto

Per quanto riguarda la tassazione, invece, ci sono ottime notizie per gli aspiranti networkers. Fino al raggiungimento di 5000€ netti all’anno, in termini di commissioni, l’incaricato può operare senza partita IVA. Superato quel limite, l’attività non più essere considerata saltuaria e ci si deve regolarizzare con la Camera di Commercio. Ma sia con Partiva Iva che senza, la tassazione applicata sarà del 17.94%, senza bisogno di presentare la Dichiarazione dei redditi. Sarà infatti l’azienda stessa a versare all’erario le tasse dovute, attraverso la Dichiarazione dei sostituti d’imposta con il modello 770.

Con l’apertura della Partita IVA, diviene obbligatoria l’iscrizione alla gestione separata dell’INPS, con un contributo pari al 28.72%, ma solo un terzo sarà a carico dell’incaricato.