Sicurezza sul lavoro, non c’è da scherzarci sopra.
Se il tuo lavoro prevede la manipolazione di materiali ad elevate temperature oppure il contatto diretto con fiamme, tra i DPI (Dispositivi di Protezione Individuale) che non possono mancare all’appello, ci sono sicuramente i guanti di protezione specifici per le alte temperature. Questi sono comunemente chiamati guanti anticalore e possono essere di vari materiali a seconda dell’uso che bisogna farne e delle temperature raggiunte durante le lavorazioni.
Dal punto di vista normativo, l’utilizzo dei guanti per rischi termici, rientra nella norma EN-407. Questa regola la protezione degli arti superiori dei lavoratori dai rischi legati all’elevata temperatura. Si fa riferimento, quindi, a fiamme libere, piccoli spruzzi di materiale bollente, maneggiamento di metalli fusi e, infine, dei vari tipi di calore con i quali si può venire a contatto (calore convettivo o radiante).
Parlando più strettamente di contatto fisico con fonti di calore, il guanto deve proteggere integralmente l’arto superiore del lavoratore e deve quindi garantire sia la resistenza meccanica (resistenza a tagli o contusioni di vario genere) che la coibentazione termica.
Chi è obbligato a utilizzare guanti anticalore?
Se si lavora a contatto con metalli fusi (fonderie, acciaierie, ecc.), se si fa un’attività che implica l’utilizzo di macchinari ad alte temperature oppure se si lavora nella produzione di plastica o vetro, l’utilizzo dei guanti anticalore è obbligatorio ai sensi di legge. Altri lavori, non propriamente industriali, necessitano l’utilizzo di questi dispositivi, ad esempio il vigile del fuoco oppure in attività alimentari che prevedono l’utilizzo di forni (come pizzerie, panifici o pasticcerie).
I guanti anticalore non sono tutti uguali.
È facile intuire come questi dispositivi di protezione individuale non saranno tutti uguali e le differenze sono legate al tipo di barriera riescono garantire per salvaguardare il lavoratore, alle temperature raggiunte in fase di lavorazione e al tipo di materiale maneggiato.
Questo non vuol dire che il guanto debba essere solo protettivo. La protezione, da sola, non rende questi dispositivi utilizzabili. Il motivo è semplicissimo: parliamo di mani, ed è quindi ovvio che la lavorazione debba essere il più confortevole possibile. Ecco perché i guanti, oltre che a proteggere, devono essere comodi e permettere la mobilità delle dita.
In base alla loro composizione, generalmente i guanti anticalore industriale possono essere suddivisi in:
1) Guanti resistenti fino a 250° C;
2) Guanti resistenti fino a 350 °C;
3) Guanti resistenti fino a 500 °C.
I tre gruppi sopracitati, vengono classificati grazie alla normativa N407 descritta in precedenza. Quest’ultima fornisce diversi livelli di protezione in base al tempo minimo di resistenza del guanto ad una certa temperatura. Ecco che un guanto appartenente alla categoria 1 potrà resistere a temperature di 250° per almeno 15 secondi, mentre quelli in categoria 2 e 3 riescono a resistere rispettivamente a 350 e 500° sempre per un tempo minimo di 15 secondi.
Generalmente, i guanti anticalore a più alta resistenza, sono composti da fibre aramidiche. Queste sono fibre artificiali ottenute dalla lavorazione di poliammidi aromatici ed hanno le due caratteristiche principali che si richiedono per questo tipo di DPI: sono estremamente resistenti a tagli e abrasioni e sono resistenti alle alte temperature.
Sia il palmo, che il dorso e (quando presente) la manichetta che fornisce protezione al polso e all’avambraccio, sono composti da tessuto in fibra aramidica. Il livello di protezione fornito è dato in base alla grammatura del tessuto su unità di superficie (ad esempio 480 grammi per metro quadrato). Per quanto riguarda le cuciture, anch’esse devono garantire la giusta protezione al calore e sono composte da fibre aramidiche sotto forma di filato (Kevlar).
I guanti a più bassa resistenza sono composti da materiali differenti. Tra i tantissimi in commercio, i più diffusi sono quelli prodotti con crosta di groppone o fiore di capretto. Entrambi i materiali sono di origine animale e derivano dalla concia delle pelli. Le cuciture, rimangono sempre in Kevlar, perché è l’unico filato a resistere a così alte temperature.
Per temperature estreme (superiori ai 500 °C) sono utilizzate delle manopole. Queste non hanno la classica conformazione del guanto, poiché si presentano con l’alloggio singolo solamente per il pollice, mentre tutte le altre dita saranno in un unico alloggio. Questo permetterà di sfilare la manopola agevolmente in caso di pericolo.
Dal punto di vista dei materiali, queste manopole sono composte da multistrati (in genere tre). Il più esterno è prodotto con fibre di Kermel, mentre gli altri due sono in cotone e lana per garantire un maggiore isolamento termico. La parte esterna è impermeabile, questo per garantire una protezione anche in caso di immersione degli arti superiori in metalli fusi o in acidi.
Come è facile intuire, tutte queste caratteristiche tecniche sono di fondamentale importanza per la salvaguardia della salute dei lavoratori. Per questo motivo, è bene rifornirsi di questi DPI solamente nei centri autorizzati e nei negozi specializzati. Inoltre, è bene controllare sempre le etichette associate ai guanti. Queste dovranno avere il simbolo della fiamma e la dicitura EN407 e dovranno essere conformi alle disposizioni di legge.
Insomma, quando si parla di salute dei lavoratori, è bene diffidare dalle imitazioni.