Le tasse in Italia spesso sono considerate una specie di taboo per i cittadini, che non si rendono conto, o sono stanchi di accertare che sono molto più alte di quelle del resto dell’Europa.
Se state pensando allora magari a un trasferimento in un’altro Paese, potrete pensare alla Germania. Vediamo perché, con l’aiuto dell’avvocato Francesco Pastori.
Il celebre avvocato Francesco Pastori è certamente molto noto nella città di Roma in cui opera, e in generale in tutta Italia.
Con il suo Studio legale Roma si occupa di Diritto del Lavoro, Assistenza Fiscale e Tributaria, Diritto Penale, Diritto della Circolazione Stradale, Diritto Assicurativo, Diritto Societario e Commerciale, Diritto di Famiglia, Diritto dei Passeggeri e Servizi Immobiliari.
L’avvocato, che parla fluentemente la lingua inglese, da qualche tempo ha voluto espandere, riscuotendo grande successo, il suo lavoro in Germania.
Ha infatti aperto uno studio chiamato Pastori & Kollegen, e con il suo team si impegna duramente ad assistere chiunque avesse bisogno di aiuto legale.
Ma non solo, l’avvocato Pastori inoltre, è in grado di aiutare legalmente gli imprenditori italiani che hanno intenzione di aprire un’attività in Germania.
Pastori saprà seguire i suoi clienti passo dopo passo, garantendo una rara e affidabile professionalità.
Potrà per esempio fare chiarezza sulla differenza tra i mercati tedesco e italiano, partendo innanzitutto dalle rispettive tasse.
Le tasse in Germania
Iniziamo col dire che Germania e Italia possiedono senza dubbio due stati e due burocrazie completamente differenti.
La Costituzione tedesca per esempio prevede tre tipi di governo, quello federale, quelli regionali e quelli comunali.
Una delle tasse principali tedesche è l’imposta sul reddito (Einkommenssteuer). Tutti i cittadini che possiedono un reddito superiore ai 7.664€ annuali.
L’aliquota varia in base a quale sia il reddito effettivo, e può andare dal 15% al 45%.
Passiamo ora all’IVA tedesca (Mehrwertsteuer), cioè la tassa che il compratore paga all’azienda, e che essa girerà allo stato. In Germania, per quanto riguarda i beni di prima necessità, ma anche per mezzi di trasporto, l’aliquota è fissata al 7%. Per tutti gli altri acquisti, risulta al 19%.
Per quanto riguarda la tassa sulle imprese (Körperschaftssteuer), vale a dire ciò che pagano le aziende per possedere una S.r.l. o una S.p.A., l’importo dovuto allo stato tedesco è fissato al 25% sul reddito imponibile.
Passiamo invece al bollo auto (KFZ Steuer), la tassa che dovrà regolarmente versare chi possiede un’auto. Questa varia in base al numero di cavalli e alla cilindrata dell’auto, ovviamente una macchina di ultimo modello e dalle prestazioni massime, varrà un bollo più alto.
C’è una detrazione di questa tassa per chi diventa dipendente dall’utilizzo dell’auto, come i disabili.
La tassa sulla energia elettrica (Stromsteuer), che devono pagare tutti coloro che possiedono usufruiscono della corrente elettrica, per abitazioni, uffici o quant’altro. Il suo importo è di 20,50€ ogni megawattora, chi invece ha installato l’energia rinnovabile non dovrà sborsare niente.
Le tasse in Italia
Ora vedremo in che modo le stesse tasse sono differenti in Italia.
Partiamo con l’imposta sul reddito, che nel nostro Paese ha il nome di IRPEF. Iniziamo col dire che secondo lo Stato Italiano tutti la dovrebbero pagare, anche chi ha un reddito pari a 0.
L’aliquota va anche qui a scaglioni di reddito, e parte dal 23% fino ad arrivare al 43%.
L’IVA italiana invece, cioè la tassa sul valore aggiunto agli acquisti risulta oggi al 4% per i beni di prima necessità, al 5% per gli elementi sanitari e al 22% per il resto degli acquisti.
Per quanto riguarda l’imposta sulle imprese, quella italiana risulta essere abbastanza tartassante e certamente fuori dal normale.
Lo dichiara una denuncia della Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media Impresa, che ha rapportato un dato spaventoso per quanto riguarda il calcolo totale delle tasse imposte alle piccole imprese italiane, che arriva infatti al 61,4%.
Passiamo invece al bollo auto. Questa imposta decide il suo importo in base alla regione in cui si trova, alla cilindrata e ai kw del veicolo e alla classe d’inquinamento.
Se parliamo poi dell’energia elettrica, questo è un altro campo molto dubbio che appare sulle bollette della luce dei cittadini italiani, che spesso di accorgono di qualche voce sospetta in più, come le tasse sulle tasse.
Generalmente però si dovrebbe pagare l’Accisa e l’IVA sulla corrente. La seconda equivale al 10%, e la prima al 22%. Capita però che si paghi anche l’IVA sull’Accisa, perciò si aggiunge un altro valore non indifferente.